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Claudio Abate “Block Beuys”

Sede della mostra: Via della Mercede 12/a, 00187 Roma, ingresso scala principale, 3° piano.

Apertura dal 4 maggio 2006

Orari: su appuntamento.

Claudio Abate uno dei fotografi più ricercati dagli artisti italiani e internazionali espone per la prima volta alla Galleria dell’Oca, una serie di scatti sulle opere di Joseph Beuys conservate al museo di Darmstadt.
Un progetto voluto fortemente da Eva Beuys, moglie del grande artista tedesco, e realizzato dopo la sua morte, avvenuta vent’anni or sono e confluito poi in un volume Joseph Beuys. Block Beuys pubblicato da Schirmer & Mosel nel 1990.

Eva Beuys, come ricorda Claudio Abate, era rimasta colpita dal suo lavoro, che fin dai primi anni Sessanta era stato attento testimone delle avanguardie artistiche e culturali; attratta probabilmente da quel “fluido caldo” che introduce direttamente all’opera d’arte. Abate respira Arte fin da bambino, fin da quando suo padre pittore lo introduce nella vita culturale della fine degli anni Cinquanta. Le sue fotografie non sono semplici scatti ma lunghe elaborazioni mentali su Beuys e sull’opera stessa. Il suo occhio non si limita a riprodurre l’oggetto, si pone di fronte ad esso attraverso un lungo processo di rielaborazione del soggetto artistico, che da avvio ad una serie di relazioni che indagano la realtà circostante per poi posarsi nuovamente sul nucleo centrale. In questo modo l’oggetto raffigurato perde la propria connotazione materiale, per acquistare tutto ciò che lo spazio e la storia del luogo gli hanno trasmesso.

Perciò tra Abate e le opere di Beuys si attiva un processo di osmosi che fa rivivere non solo la loro essenza, ma anche l’anima di quel luogo: il museo in cui sono confluiti, gli oggetti, le opere, i materiali vari e occasionali che l’artista tedesco aveva conservato con attitudine antropologica. La famosa sedia con il grasso Stuhl mit Fett, 1963, 1986 -2006, per esempio, non è una semplice seduta con la materia poggiata sopra, ma è solo il primo segno che induce ad entrare nel luogo a vivere l’essenza dell’artista sciamano, in cui tutto deve essere espressione di trasformazione, del ciclo continuo della vita. Quindi si colgono i segni delle colate di grasso sulle gambe, ma anche il barattolo in fondo e due scatole, poste simbolicamente l’una vicina all’altra, l’una gialla e l’altra nera. Le ombre delineano le forme, quasi sinuose, degli oggetti.

Una danza di corpi che congelati dal tempo rivivono sotto l’occhio nutrito del fotografo. Questi lavori ribadiscono dunque la vocazione artistica di Claudio Abate che si coglie attraverso il calore, offerto ai nostri occhi attraverso una patina quasi antica, che riconduce al concetto “beuysiano” di corpo come fonte di calore.

Benedetta Carpi De Resmini