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Claudio Parmiggiani "Pinxit et celavit"

Sede della mostra: Via della Mercede 12/a, 00187 Roma, ingresso scala principale, 3° piano.

Durata della mostra: dal 17 marzo al 18 maggio 2005

Orari: lunedì - venerdì 10:00 - 13:00, 16:30 - 19:30. Sabato su appuntamento.

Pubblicazione: "Parmiggiani", Gli Ori, Prato, 2005


La mostra
La prima mostra di Claudio Parmiggiani a Roma si tenne nel 1975 alla Galleria La Tartaruga di Plinio de Martiis, la più recente risale al 1983 alla Galleria di Mario Diacono. Ora, dopo oltre vent’anni di assenza dalla città, Claudio Parmiggiani presenta dieci opere alla Galleria dell’Oca in via della Mercede 12a , dal 17 marzo al 18 maggio.
La mostra comprende lavori che vanno dal 1970 ad oggi: da una delle primissime “delocazioni” ad opere appositamente realizzate per lo spazio della galleria.

Claudio Parmiggiani (1943) è uno dei più significativi e segreti artisti italiani. In una intervista di Valentina Castellani (Torino, 1998) che gli chiedeva che posizione occupasse rispetto al movimento dell’“arte povera” o dell’arte concettuale, ai quali si è spesso tentato di associarlo, Claudio Parmiggiani rispondeva “ non ho mai pensato che per essere artista occorresse appartenere ad un gruppo, trovare una certezza attraverso l’omologazione del gruppo. Io non so nemmeno cosa significa arte “concettuale” o arte “povera”. Essere in gruppo non aggiunge nulla alla solitudine del proprio pensiero e, in ogni caso, penso che sia più importante cercare di appartenere a se stessi… occorre portare l’arte, almeno la propria, lontano dalla teatralità…, riportarla alla sua solitudine, al suo silenzio…”

“Pinxit et celavit” è il titolo della mostra alla Galleria dell’Oca. Questo titolo riafferma la disciplina al silenzio dell’autore e delle sue opere che si sottraggono al bisogno invadente di manifestarsi. Nelle quattro sale della galleria Claudio Parmiggiani ha disposto opere che sono assenze piuttosto che presenze, silenzi piuttosto che clamori. Tale condizione riguarda non soltanto le “delocazioni”, quelle opere che rappresentano il negativo o meglio l’ombra di una forma sottratta, bensì tutte le opere esposte nella mostra: dai calchi in gesso dipinti, che conducono alla memoria del tutto attraverso un frammento, all’opera che, nella prima sala, introduce la mostra -“Senza titolo” del 1977 - dove, sopra un ceppo, dietro un’incudine e un martello, è appoggiata la perfezione di una tela bianca.

Le delocazioni sono lavori che Claudio Parmiggiani realizza dal 1970. La prima, alla Galleria Civica di Modena, nasceva dall’osservazione di uno spazio dove le uniche presenze erano gli oggetti che l’autore aveva rimosso (de-locato) dalle pareti: un quadro, una scala. Operazioni quasi alchemiche dove la sparizione di una forma è ottenuta attraverso il fuoco, il fumo, la fuliggine e l’immagine è restituita quasi come forma fisica dell’ombra. L’oggetto è trasformato in luce e vive nella profondità plastica del nulla.

In una delle sale della mostra alla Galleria dell’Oca, per esempio, dove solo pochi anni fa c’era la biblioteca di Giuliano Briganti, una grande opera ora raffigura la memoria di questa biblioteca: la fuliggine e il fumo sospinti dalla furia del fuoco sono andati a riempire di luce il vuoto di centinaia di libri dando una consistenza sinuosa al nulla. In un’ altra opera, nell’ultima sala, le tracce di luce di bellissime farfalle, memori di Dosso, sono sospese nel grigio immobile del fumo che si è depositato uniforme sulla tavola. Qualche frammento d’ala variopinta è trattenuta a testimonianza di un corpo dissolto.
Lo spirituale, categoria insieme del tutto e del nulla, si manifesta anche nell’opera “Pane” del 1998, dove cinquantadue pani, fusioni di ghisa pesanti come pietre, accatastati a terra in un angolo, sembrano in realtà leggeri come spirito, rivelano e celano il loro tutto e il loro nulla. Per Parmiggiani, forse, tra pietra e spirito e tra tutto e nulla c’è un’identità evidente.


Nota Biografica

Claudio Parmiggiani (Luzzara, Reggio Emilia, 1943), vive e lavora a Bologna. Appartiene alla stessa generazione di Giulio Paolini e Luciano Fabro, ma non si può associarlo ad un movimento preciso, ha sempre lavorato in solitudine lontano dai clamori dei movimenti contemporanei.
Claudio Parmiggiani si è formato all’Istituto d’Arte di Modena, periodo in cui conosce Giorgio Morandi, che lo influenza in senso più filosofico che stilistico.
La prima mostra personale si è tenuta a Bologna nel 1965. Sono gli anni in cui realizza i primi calchi in gesso dipinti. Anni in cui stabilisce con il poeta Emilio Villa un profondo sodalizio, nascono lavori che tentano di sovvertire la certezze del nostro mondo. Questi lavori coinvolgono l’intero spazio, come “Luce, luce, luce”, nel quale l’intero pavimento di una galleria è completamente cosparso di pigmento giallo.
Non utilizza le tecniche tradizionali, i metodi sperimentali e gli oggetti comuni, che diventano parte integrante delle sue installazioni, rivelano un lato oscuro, una segreta intimità. Si ispira agli antichi Maestri come Piero della Francesca e Dosso Dossi, allusioni culturali che vengono trasformate in simboli e metafore.
Nel 1970 ha realizzato le prime “Delocazioni”, che rappresentano il tema principale di tutta la sua opera, una considerazione profonda sul tema della presenza e dell’assenza. Parmiggiani realizza questi lavori, eseguiti con fuoco, fumo, e fuliggine, per le mostre al Musée d’Art Moderne e Contemporain di Ginevra, 1995; al Centre Georges Pompidou, Parigi, 1997; alla Promotrice delle Belle Arti, Torino, 1998 e al Musée Fabre di Montepellier nel 2002. E’ stato più volte rappresentato alla Biennale di Venezia con sale personali. Inoltre recentemente ha esposto al Tel Aviv Museum of Art, e alla Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Bologna, nel 2003.


Opere esposte

Prima stanza
1- Senza Titolo, 1977
2- Senza Titolo, 1982

Seconda stanza
3- Delocazione, 1970
4- Senza Titolo, 2005
5- Senza Titolo, 2004

Terza stanza
6,7,8,9,10- Senza Titolo, 2005
11- Senza Titolo, 1995

Quarta stanza
12- Senza Titolo, 2005
13- Pane, 1998
14- Infinito, 1993

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